Buco nell'acqua per vertenza Cargill anzi c'è anche l'interesse di acquirenti indiani. Nuovo tavolo tecnico il 5 novembre proposto dai sindacati
- Marcella Ruggeri
- 6 giorni fa
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Nessun passo avanti nella vertenza Cargill e un interessamento di acquisto appare all'orizzonte da parte di imprenditori indiani.
Alla seconda convocazione della commissione attività produttive dell'ARS, avvenuta lo scorso 29 ottobre nella sede del parlamento siciliano, l'azienda continua a respingere qualsiasi ipotesi di mediazione avanzata da FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILTEC UIL, dalla stessa commissione e dai deputati presenti. La proprietà, per bocca dei suoi legali rappresentanti, si è rifiutata di sospendere la procedura di licenziamento, pur sollecitata da tutte le parti sociali ed istituzionali presenti all’incontro. Dalle dichiarazioni di Pietro Franza - Sicindustria che abbiamo riportato in tempo reale nel nostro TG del 29 ottobre, pare ci sia un forte interessamento di un gruppo d'impresa indiano.
Cargill non sembra voler accettare ragioni e si trincera dietro il pretesto di non aver ricevuto proposte serie per la vendita dello stabilimento per cui il licenziamento di tutti i lavoratori è, per l’azienda, l’unica soluzione. I sindacati rilanciano cn proposta di nuovo incontro nella sede dello stabilimento a Giammoro con tutte le autorità e istituzioni.
Dopo aver comunicato solo lo scorso 13 maggio lo stato di crisi senza aver coinvolto istituzioni locali e regionali, mettendo il sindacato stesso di fronte al fatto compiuto, oggi è stata rigettata anche la proposta di partecipare ad un tavolo tecnico regionale dentro il quale poter trovare, con il sostegno delle istituzioni regionali e delle parti sociali, una soluzione per far si che l’attività del sito possa proseguire anche con una diversa proprietà.
Si dimostra, una volta di più, la irremovibile volontà di chiudere subito il business siciliano, licenziare e gettare per strada 50 e più famiglie, alla faccia della responsabilità sociale dell'impresa e del territorio che per tanti anni ha ospitato la Cargill.
Le lettere di licenziamento che incombono e gli impianti fermi sono un ostacolo per qualsiasi imprenditore che abbia interesse a produrre nell'area industriale: sospendere la procedura dei licenziamenti aveva l’obiettivo di prendersi il tempo necessario per esplorare, in sede di assessorato, le possibili alternative alla chiusura. Ma tant’è. Rischia di saltare l’ipotesi di un tavolo tecnico, ma ribadiamo la nostra richiesta alla Regione di intervenire in modo più energico e di convocare urgentemente quel tavolo tra le parti presso l’assessorato attività produttive, che già avevamo richiesto prima del passaggio al Ministero del Made in Italy.
E, a questo punto, chiediamo al Presidente Schifani e all’assessore Tamajo di farsi promotori presso il Ministro Urso per l’apertura di un urgente tavolo di crisi, anche in relazione alla pre-senza di Cargill su tutto il territorio nazionale con altri stabilimenti, convocando i vertici aziendali e ricondurre l’atteggiamento della multinazionale alle proprie responsabilità nei confronti di un territorio e di decine di famiglie. Per FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILTEC UIL, infatti, c'è ormai il serio rischio che a giorni i lavoratori si ritrovino licenziati, rimanendo in attesa di una ripartenza della fabbrica con il timore che ciò potrebbe non avvenire più.
Una beffa per tutto il territorio che vedrebbe Cargill raggiungere finalmente il proprio intento dichiarato e salutare questa Regione. Un esito che sindacati e lavoratori non vogliono e non possono accettare senza opporsi e contro cui ci si prepara alla strenua mobilitazione nelle mo-dalità che saranno decise dall’assemblea convocata per domani








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