I dieci finalisti sono Belgio, Repubblica Ceca, Azerbaijan, Polonia, Finlandia, Estonia, Australia, Svezia, Romania e Serbia che completano la rosa della finale dell’Eurovision Song Contest 2022 andandosi ad aggiungere ai 5 qualificati di diritto che sono Italia, Francia, Spagna, Regno Unito e Germania e, a Svizzera, Armenia, Islanda, Lituania, Portogallo, Norvegia, Grecia, Ucraina, Moldavia e Paesi Bassi che hanno già staccato martedì sera il biglietto per la serata di sabato 14. Non ce l’ha fatta Achille Lauro (Repubblica di San Marino) e neanche Emma Muscat che era la rappresentante di Malta.
La seconda semifinale aperta da Alessandro Cattelan, circondato da ballerino al centro di una coreografia, ha visto gli altri due conduttori, Laura Pausini, in fucsia, e Mika, in giallo fluo che nel corso della serata hanno duettato sulle note di “Fragile” di Sting e “People have the power” di Patti Smith come contributo alla pace in Ucraina.
La gara è partita con il pop-rock dei finlandesi The Rasmus, che in giallo e nero in stile api, hanno aperto le danze con “Jezebel”. Da Israele, primo stato non europeo ad approdare all’Eurovision nel 1973, è arrivato Michael Ben David che, ammiccante, si è preso la scena con “I.M”, una grande palla e la libertà di essere se stesso insieme ad altri quattro ballerini abbigliati di bianco. Laureata in architettura, la serba Konstracta (al secolo Ana Duric), in “In corpore sano” critica con la sua musica concettuale le tendenze salutiste.
Di seguito il vincitore della versione di The Voice azera, Nadir Rustamli, con “Fade to black” e prima di Emma Muscat ha cantato una più che pop “I Am What I Am”, i tre circensi dei componenti dalla band georgiana dei Circus Mircus che nella loro “Lock Me In” uniscono molti generi musicali.
E’ dedicata alla storia di Sanremo, tra echi di “Volare”, immagini di Elio, Gabbani e Maneskin, l’intermezzo utile la scena per Achille Lauro che ha gareggiato per la Repubblica di San Marino, con “Stripper” grazie alla vittoria del talent “Una voce per San Marino” con tutina trasparente d’ordinanza e finale di performance su toro meccanico.
L’Australia, altra nazione non europea all’Eurovision, ha concorso con “Not The Same” di Sheldon Riley, già concorrente di The X Factor Australia, The Voice Australia e America’s Got Talent: abito bianco con strascico adornato di piume e maschera sul viso che scosta sul finale. Nata in Germania e cresciuta in Grecia, Andromache, vincitrice di The Voice of Cipro, ha cantato in un misto di greco e inglese, Ela, al centro di una scenografia che ricorda “La nascita di Venere”. Anche Brook, la concorrente irlandese è arrivata da un talent: ha scritto “That’s rich” dopo aver letto l’autobiografia di Blondie e il pezzo ci riporta alla dance anni 80, ma ammantata di elettronica. La giovane Andrea con la ballata pop “Circles” è la concorrente della Nord Macedonia, Stefan che imbracciando la sua chitarra per intonare “Hope” arriva dall’Estonia e conclude la sua esibizione da cantautore navigato con un “Grazie a tutti, pace a tutti”.
Non è solo un cantante, ma anche un beatmaker e un ballerino il rumeno WRS che, abbandonando la camicia rossa per restare in tutina nera aderente e sberluccicante, ha cantato Llámame, brano dai ritmi latini. E’ un altro vincitore di talent il polacco Ochman, nipote d’arte (suo nonno è il tenore polacco Wieslaw Ochman), ha gareggiato con la ballad “River”. Da Pogdorica, in Montenegro, dove è popolarissima Vladan, che è pure giornalista con la sua “Breathe” mentre ha partecipato all’Eurovision con “Miss you” il belga Jérémie Makiese, che è aspirante calciatore professionista. La musica ha sempre fatto parte della vita della svedese Cornelia Jakob: il papà è una rockstar e la nonna musicista. Lei ne segue le orme e, dopo aver vinto nel suo paese il “Melodifestivalen”, all’Eurovision ha cantato con intensità “Hold Me Closer”. Ha chiuso la gara il trio della Repubblica Ceca “We are dom” con “Lights Off”.
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