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Il calcio è di tutti: chiunque deve essere libero di sognare!



Alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni, con l’annuncio della creazione della SuperLeague e la sua sospensione dopo 48 ore, ripercorriamo attraverso i pensieri e le opinioni di un ragazzo il dissenso che la maggior parte dei tifosi europei ha espresso contro questa nuova competizione che avrebbe minato l’essenza dello sport e i principi di solidarietà e meritocrazia.


È una domenica di metà aprile. Una giornata tranquilla come tante altre. L’aria è un po’ fredda, però al sole si sta piuttosto bene. A causa delle restrizioni non esco con gli amici per fare una passeggiata insieme, come facevamo prima. Resto a casa. Guardo un po’ la Tv ma mi annoia. Improvvisamente entra in camera il mio fratellino e mi chiede se ho voglia di giocare con lui, in giardino. «Ok, ci sto! Però sappi che vinco io.» gli dico, sorridendo. Prendiamo il pallone e scendiamo giù. Usiamo due giacche per fare le porte – proprio come facevo io alla sua età, quando giocavo nel campetto vicino casa – e iniziamo la partita. Il calcio d’inizio lo batte lui, ma gli rubo subito il pallone e segno senza troppa fatica. Sono più forte. Segno velocemente altri due gol. Lo vedo in difficoltà e allora, scherzando, gli dico: «Se vuoi ti faccio fare un gol, te lo regalo…» Senza farmi finire la frase, subito mi risponde: «Non voglio regalato nulla. Le cose bisogna meritarle. Bisogna conquistarle!» Mentre pronuncia quella frase, lo guardo negli occhi e vedo determinazione e voglia di combattere. Riprendiamo a giocare. Finiamo solo quando ormai è buio e il sole è tramontato da un po’. La partita la vinco io. Anche se lui se l’è cavata bene. Si vede che ama il calcio. Raccogliamo le giacche da terra e mentre rientriamo in casa gli dico: «Devi migliorare, però non hai giocato male. Sei bravo.» Si ferma. Guarda il pallone che ha tra le mani e mi risponde: «Da grande voglio fare il calciatore. Devo allenarmi e imparare tante cose, ma sono sicuro che ce la farò. Nella vita niente è impossibile, così come nel calcio. Quindi ci riuscirò Sorrido. Gli accarezzo la testa e lo rassicuro: «Impegnati e avrai ciò che ti meriti. Vedrai.» La serata trascorre in fretta. Dopo aver cenato prendo lo smartphone e navigo un po' sui social. All’improvviso, però, vedo una notizia piuttosto strana “È nata la SuperLeague!”. Non capisco subito di cosa si tratta. Inizio a cercare altre notizie e scopro cosa sta accadendo. Mi rendo conto – come altri milioni di tifosi – che alcune squadre hanno deciso di creare una competizione chiusa, nella quale non partecipa chi si qualifica, chi merita e chi dimostra di essere forte sul campo, ma partecipano solo alcuni club “eletti” che hanno deciso, così, di ridefinire le logiche del mondo del calcio. E allora penso: «Come si può decidere di mettere da parte i principi fondamentali di quello che forse è lo sport più amato e seguito al mondo. Come si può decidere di eliminare la competitività, la speranza, la passione, e persino i sogni di chi, come mio fratello, spera un giorno di poter diventare un calciatore professionista, di giocare nella propria squadra del cuore, di poter rappresentare e onorare il proprio paese indossando la maglia della nazionale, e di vincere qualsiasi trofeo, contando soltanto sulle proprie forze. Perché il calcio è questo. È sempre stato questo e deve continuare a essere tale. Nonostante le difficoltà che l’industria calcistica sta vivendo, non si può privare lo sport della sua essenza. Non si può dire a chi pratica questo sport, soprattutto a bambini e ragazzi, che tutti i graffi rimediati nei campi di periferia, tutte le corse per recuperare il pallone prima che terminasse sul fondo, tutta l’ansia prima di uno scontro diretto, tutti i sacrifici che hanno fatto, e continuano a fare, per raggiungere il successo vengono vanificati a causa di alcuni imprenditori che, attraverso freddi accordi economici, vogliono abolire la meritocrazia. Non lo si può dire e non lo si deve fare. Perché il calcio è di tutti. È un insieme di sogni e passione. E chiunque deve essere libero di sognare


Giuseppe Cannistrà

Foto: www.blogsport.com




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