Quale rassegnazione ad una tale misura ottenuta da una persona condannata per due omicidi
Come fa una persona che non si è mai pentita a operare in un’associazione di volontariato?
È questo il nocciolo della questione che non riescono a mandare giù i familiari di Graziella Campagna, vittima di mafia innocente, uccisa per mano criminale quasi quarant’anni fa e che ha ottenuto giustizia solo dopo lunghi 24 anni di vicenda giudiziaria.
A ciò, si aggiunge che, potrebbe essere vano commemorare la lotta alla mafia quando le controversie vicende processuali non persistono al fine ultimo di elevare la giustizia e quando, sulle leggi irrompono pensieri di principi etico-morali e politici che si interrogano sul perché viene data una seconda possibilità a chi non rispetta ripetutamente l’altrui bene della vita togliendo l’altrui possibilità di vita.
Quanto e come un Ministro assicura diritti ai cittadini italiani vigilando la stessa giustizia? Questo è un secondo, ma non ultimo interrogativo, dei familiari di Graziella Campagna, la cui unica colpa è stata quella di essere testimone involontaria della scoperta di una falsa identità di un latitante, e che non riescono a rassegnarsi per la prematura scomparsa della diciassettenne.
A ferire i familiari della vittima di mafia rapita e uccisa il 12 dicembre del 1985, il recente fatto che uno degli esecutori materiali del delitto, Giovanni Sutera, che fu ricondannato insieme a Giovanni Alberti jr. all'ergastolo il 18 marzo 2009, quando la Cassazione respinse il ricorso formulato dai due imputati, ha chiesto al Tribunale di Sorveglianza e ottenuto tramite al suo avvocato Elena Augustin, la semilibertà.
Trasferito dal carcere di Prato a quello di Sollicciano in modo da poter raggiungere l’associazione, attualmente a processo per la bancarotta del bar Curtatone di Firenze, Sutera ha ottenuto la semilibertà nonostante fu condannato a 25 anni per l’omicidio del gioielliere Vittorio Grassi, ucciso in una rapina a Firenze nel 1982, e all’ergastolo per quello di mafia della 17enne Graziella Campagna, uccisa a Villafranca Tirrena (Messina) nel 1985 insieme al boss Gerlando Alberti jr di cui era guardaspalle
“ Stiamo seguendo l’evolversi della vicenda per capire il perché una persona che non si pente e non collabora abbia diritto alla semilibertà- dichiara Pasquale Campagna- la nostra missione è credere nella giustizia, Sutera ha ucciso due volte, dov’è la redenzione? L’assegnazione della semilibertà ci indigna perché si perde la speranza in un futuro migliore” .
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