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Sicilia, parte da Falcone la protesta degli agricoltori e allevatori del Messinese

Maria Salomone

Il grido di dolore degli agricoltori della provincia di Messina parte con trattori, auto e striscioni. Tutti in cammino verso Milazzo accompagnati da Cateno De Luca.


Numerosi i presenti stamane a Falcone, in provincia di Messina. Tra i manifestanti, molti allevatori e agricoltori da generazioni. Una passione, la loro, iniziata dai bisnonni e continuata dai figli che sin da giovanissimi, con dedizione e impegno, lavorano nelle imprese di famiglia. Il lavoro è vita e in tantissimi si ritrovano invece vessati nello svolgimento delle proprie attività. E gli agricoltori devono sopportare di vedere la produzione interna sostituita da merci di importazione.


Tra le restrizioni applicate agli allevatori, l'UE ha deciso che per ogni ettaro di terreno possono corrispondere soltanto due mucche. Inoltre, l'Irpef viene calcolata sull'intera superficie del terreno agricolo ma la 'superficie utile' della terra in genere corrisponde ad un solo 50 per cento. Quanto ai contributi, le somme sono molto esigue; si parla di 100-150 euro a capo di bestiame, come riferisce uno degli allevatori aderenti alla manifestazione odierna.


«Siamo di fronte ad una scelta chiara dell'Unione Europea: favorire le grandi lobby delle produzioni delle carni sintetiche e della farina di grilli. La conseguenza qual è? L'inserimento di tante restrizioni, far morire i piccoli e imporre tutta una serie di regole che in altri tempi non c'erano perché vigevano le regole naturali. Ad un certo punto, qualcuno ha stabilito che questa regole non funzionavano più. Quando si pone il problema che una vacca inquina e, quindi, va ridotto il rapporto del numero dei capi rispetto all'ettaraggio mi viene veramente da ridere, e da piangere dall'altro lato. Quindi, è logico che in nome dell'ambiente, c'è un ovvio tentativo di ammazzare l'agricoltura e l'allevamento tradizionale per favorire i grandi sistemi lobbistici». Così il leader di Sud chiama Nord, Cateno De Luca.


Far morire i piccoli, dunque. Si chiama "logica dello strozzinaggio", che - a riportare le parole del politico - «è ben chiara». Le tasse rimangono invariate mentre i guadagni per gli agricoltori sono ridotti letteralmente al minimo senza riguardo per la dignità dei lavoratori, solennemente proclamata dalla Carta Costituzionale. «C'è un sistema che decide come orientare i mercati e come favorire certe industrie» - ha spiegato Cateno De Luca.

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