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Teatro nella Casa Circondariale di Barcellona P.G., la LUTE sposa Aristofane tra i detenuti

Marcella Ruggeri

La L.U.T.E. di Venetico ha portato in scena lo scorso 17 ottobre la Pièce teatrale “Donne all’Assemblea”, di Aristofane, nella Casa Circondariale di Barcellona Pozzo di Gotto davanti ad un gruppo di detenuti che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa. Dopo la Prima svoltasi con successo nel teatro parrocchiale di Venetico, alcuni allievi hanno lanciato l’idea di ripetere l’esperienza a favore di soggetti svantaggiati e così, avendo dei contatti con la direttrice della casa circondariale, la dott.ssa Romina Taiani, è iniziato il lungo iter burocratico.

Si tratta di una commedia scritta circa 2.400 anni fa, tradotta in vernacolo e adattata al giorno d’oggi dal regista Nino Briguglio. A raccontarci l’esperienza è proprio lui, che oltre a dirigere la compagnia è anche docente del corso di teatro.

“Aristofane è un autore che ha sempre tenuto in grande considerazione il ruolo delle donne nella società anche se non mancano le critiche al loro indirizzo per certi eccessi”.

In questa commedia un gruppo di donne è esasperato per il cattivo governo esercitato dagli uomini e così, con un ingegnoso colpo di mano decidono di impossessarsi di tutte le cariche utili per governare le città. Si travestono da uomini, parlano camuffando la voce femminile e così si presentano all’assemblea del Consiglio Comunale convincendo tutti gli uomini presenti, sindaco e assessori compresi, ad affidare loro il governo della città magnificando la forza e la passione che ci mettono nei loro propositi. Non tutto però fila liscio perché alcune si lasciano andare ad eccessi facendosi travolgere dal successo di questa impresa per soddisfare interessi personali. Nonostante ciò, il finale sarà favorevole alle donne in quanto, pur scoperte dai rispettivi mariti questi ultimi, un po’ per sottomissione ma soprattutto riconoscendone le grandi capacità gestionali decidono di non smascherarle e di farle governare.

“Siamo riusciti ad offrire un momento di svago a persone che avevano sì sbagliato ma che vivevano un momento di grande sofferenza dovuta alla reclusione”.

Per concretizzare questa iniziativa, il cast ha dovuto superare una lunga serie di passaggi burocratici. Ricevuto il consenso informale dalla Direttrice prima e dal Consiglio di Direzione poi, hanno inoltrato una richiesta ufficiale all’istituto giudiziario. Dopo aver atteso che la Direzione di Barcellona P.G. ricevesse il benestare dalla Direzione Centrale di Roma, è stato assegnato il 17 ottobre come data per la messinscena chiedendo l’elenco di tutti coloro che sarebbero entrati nel penitenziario, copia del documento d’identità, mansione, elenco completo di tutta l’attrezzatura impiegata.

“Arrivati lì, il 17 ottobre, pensavamo di ritrovarci in un ambiente chiuso ed opprimente ma abbiamo subito notato che i vari edifici erano circondati da tanti piccoli giardini fioriti che lo rendevano più gradevole e vivibile. Grazie al bel tempo abbiamo potuto realizzare la pièce all’esterno in un ampio e bel cortile con la partecipazione di tutti i reclusi, uomini e donne. La loro presenza è stata molto affettuosa e coinvolgente e a giudicare dalle risate si sono divertiti a tal punto che alla fine in molti si sono voluti complimentare con noi personalmente”.

L’occasione è stata propizia per familiarizzare con i più socievoli con grande commozione reciproca, a tal punto che gli attori tornati alle proprie occupazioni hanno sentito il bisogno di esternare la loro emozione nella chat del gruppo teatrale manifestando il desiderio di rappresentare per i ragazzi reclusi tutti i loro successivi lavori.

“Questa esperienza ha lasciato in me una grande commozione e vicinanza con queste ragazze e questi ragazzi anche perché provengo da un quartiere difficile di Messina ed ho visto in gioventù molti come loro cadere nella schiavitù delle droghe e della delinquenza e subire l’onta della reclusione in carcere. Questo amaro ricordo non ha però rovinato i momenti piacevoli della mattinata il cui distacco è stato pieno di speranza per le promesse che gli internati ci hanno fatto riguardo i loro propositi di riscatto al loro rientro nella società.”

Non è stato semplice per il cast preparare una pièce così impegnativa come questa di Aristofane, in quanto si tratta di allieve ed allievi che non avevano ancora avuto l’opportunità di confrontarsi con un testo classico ma si erano cimentati soltanto in brevi rappresentazioni della durata di 10/15 minuti massimo. Il loro grande impegno e la costanza che ci hanno messo ha fatto sì che il progetto teatrale fosse realizzato, seppur con tempi più dilatati rispetto ad una compagnia esperta. Sono state tante le difficoltà che gli allievi hanno dovuto superare ma alla fine il risultato è stato più che lusinghiero. Ma questa esperienza non finisce qui.

“Il gruppo teatrale”, conclude Briguglio, “ha manifestato anche il desiderio di esibirci in altri contesti delicati come le Case di Riposo e a tal proposito sono già in corso i contatti con le strutture di zona per valutare le possibilità concrete”.

E noi, sono sicura, sentiremo ancora parlare di loro.


Tania Barbato

 

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