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A Milazzo, è il "Tempo" di Camilla Costanzo

  • M.I.
  • 22 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 23 giu

Camilla Costanzo
Camilla Costanzo

Ieri, a Milazzo, nell’atrio del Carmine, si è tenuto il primo dei cinque incontri della Quarta edizione del Milazzo Cult Festival.

Protagonista della serata è stata Camilla Costanzo, figlia di Maurizio Costanzo e di Flaminia Morandi, che ha presentato il suo ultimo libro “Tempo al Tempo”, per Mondadori. Moderatore dell’evento, Dott. Lino Morgante, presidente e direttore editoriale del gruppo Giornale di Sicilia - Gazzetta del Sud.



"Tempo al tempo” è un romanzo per racconti: sono Sei storie, legate tra loro a due a due, lato A e lato B; ogni storia è il Negativo dell’altra cosicché intersecandosi a vicenda aiutano il lettore a vedere il quadro d’insieme del racconto. E’ un libro in Tre Tempi, come dice Camilla, che corrispondono ai Tempi della vita. Protagoniste di questi racconti autoconclusivi sono le Donne: Donne abbondante (dai padri, dai mariti, dagli uomini presenti nelle loro vite), Donne malinconiche, Donne che hanno rapporti problematici con le madri (e viceversa). Gli uomini, appaiono in secondo piano: sono figure sfuggenti, quiete, a volte presenti solo come vago ricordo, ma allo stesso tempo sono il contraltare delle figure femminili, e svolgono un ruolo chiave nella storie perché danno il “La” che porta al cambiamento e al riscatto nella vita delle protagoniste. Un esempio per tutti, è la storia di Tita, segnata dalle varie relazioni fallite: fallite sia perché non crede di "meritare una vera relazione" sia per l'assenza della figura paterna per tutta la sua vita. Col dipanarsi della storia, Tita riesce a superare i sentimenti negativi che prova verso il padre, che è ricoverato in ospedale in coma, ed proprio perdonandolo per questa sua assenza, che scopre un senso di appartenenza e d'identità che la porta a perdonare se stessa e a realizzare che anche lei merita di amarsi ed essere amata.


Camilla Costanzo è una donna dalla straordinaria capacità di mettere a suo agio ed essere lei stessa a suo agio con chiunque si relazioni. Grazie a questa sua innata abilità e ad un’attenta osservazione di chi la circonda (non per niente oltre ad essere giornalista e scrittrice, è anche sceneggiatrice) riesce a creare personaggi veri, reali, con le loro idiosincrasie e debolezze; afflitti dai propri sentimenti contrastanti verso se stessi e verso i propri familiari, sono alla ricerca di un riscatto nella vita. Riscatto che trovano, perché, nulla accadde per caso, c’è sempre un motivo dietro le vicende che capitano, anche quelle negative, poiché dalla negatività può scaturire un evento positivo. Come dice Camilla «c’è tanta speranza».

In questa galleria di “figurine” create dall'autrice, troviamo un “pezzetto di Camilla, «quello che fino d’ora ho capito di me stessa», come dice lei; la sua presenza la si ritrova sia nelle figure femminili che in quelle maschili, perché, proprio come lo psicoanalista Carl Gustav Jung diceva, nella psiche umana sono presenti entrambi gli “archetipi”.


E alla domanda di rito “quanto di suo padre Maurizio si trova nei personaggi maschili descritti nel libro”, Camilla dice «Nessuno. In realtà ciò che potrebbe in qualche modo rimandare a mio padre, è l’assenza della figura paterna», non perché Maurizio Costanzo sia stato veramente assente come presenza, sottolinea Camilla, quanto come difficoltà di esprimere i propri sentimenti e trovare un modo per rapportarsi con la Camilla di quando era piccola. Tutto ciò ovviamente è cambiato, in meglio, con l’età adulta, e soprattutto con la nascita del primo nipote che ha fatto venir fuori il suo «“lato tenero” da Nonno».


Camilla è figlia d’arte da parte di entrambi i genitori: il padre, Maurizio Costanzo era un grande giornalista , sceneggiatore, conduttore del panorama italiano, la madre, Flaminia Morandi, è stata giornalista, sceneggiatrice, conduttrice radiofonica. Se si chiede a Camilla chi dei suoi genitori l’ha ispirata a intraprendere la carriera di sceneggiatrice e scrittrice, lei risponde che «Mamma ci ha dissuaso di più dal fare questo mestiere, invece Papà, no: lui diceva “Dovete fare quello che v’è pare, purché vi svegliate la mattina, felici di fare quello che fate”, però – continua Camilla – questo è un mestiere che ti si appiccica, come l’influenza”».

Il Milazzo Cult Festival, dove CULT che sta per Culturale, anche se rimanda immediatamente alla parola inglese CULT (gioco di parole “inaspettatamente” voluto e che, come la stessa Angelica Furnari, proprietaria del Bookstore Mondadori ed organizzatrice, insieme alla ProLoco Milazzo, del Festival, dice «si spera porti fortuna e lo diventi effettivamente») è una rassegna di eventi con filo conduttore l’attualità, la cultura odierna, la giustizia ed il sociale.


E proprio nel sociale Camilla Costanzo è impegnata con l’associazione “Maurizio Costanzo” e il progetto per le carceri italiani, nato dal protocollo firmato con il Ministero di Grazia e Giustizia, con il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) e il Teatro Pairoli, istituendo il Premio Teatrale “ Maurizio Costanzo”. I vincitori della Prima edizione, la cui giuria era composta tra gli altri da Pino Strabioli (Il Caffè di Rai1), Valerio Mastrandrea e Brunilde Di Giovanni, sono i Geni Attori del carcere San Quirico di Monza. «Un’esperienza bellissima – ricorda Camilla –per me, ma soprattutto per loro». E alla domanda perché lavorare proprio con le carceri, Camilla risponde: «Perché voglio che Papà fosse ricordato più per l’attenzione che Lui aveva per le persone che stanno ai margini che per il suo lavoro in Televisione».


Tempo al Tempo, titolo di questo piccolo “scrigno” ricco di umanità, che Camilla Costanzo ha saputo realizzare e che, come il vaso di Pandora proprio sul fondo, quando sembra tutto sia perduto, vi si trova la “speranza”, è un titolo che fa riflettere il lettore sul concetto della Vita e di come essa sia scandita dal Tempo: perché la Vita che è un Mosaico composto da attimi, istanti, “istantanee”; da fasi e da “Tempi”, ed è solo attraversandoli tutti che l’essere umano si può dire completo.


C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Quello che accade, già è stato; quello che sarà, già è avvenuto. Solo Dio può cercare ciò che ormai è scomparso.

(Ecclesiaste, Capitolo 3)

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