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Orange The World del Soroptimist club Spadafora “Gallo – Niceto”: la Compagnia Teatro Libero Milazzo in scena al "Bonaccorso"

Ha preso il via al centro diurno polifunzionale “Pippo Bonaccorso“ di Villafranca Tirrena l'evento organizzato con la Compagnia “Gruppo Teatro Libero Milazzo"


Il Soroptimist club Spadafora “Gallo-Niceto”, la scorsa domenica 24 novembre, ha dato inizio alla campagna Orange The World nel centro diurno polifunzionale “Pippo Bonaccorso“ di Villafranca Tirrena con la Compagnia teatrale “Gruppo teatro libero Milazzo “ che ha rappresentato, “La Sala d’attesa” in atto unico, riscuotendo commozione tra le persone presenti per il delicato tema, così rappresentato. L’amministrazione, nelle persone del Sindaco architetto Antonino Giuseppe Cavallaro, dell’Assessore dott. Matteo De Marco e dell’Esperta docente Gianfranca Alessi, ha accolto con entusiasmo la proposta di svolgere la rappresentazione teatrale dimostrandosi sensibili alla tematica della violenza di genere.

“Sala d’attesa” - spiega la Presidente del Soroptimist club Dott.ssa Jenny Maio - “è una riflessione profonda magistralmente presentata dal regista del Teatro Libero Salvatore Amato, che ha saputo tessere le fila di un dramma comune a molte donne: la violenza domestica”.

Tutto comincia in una sala d’attesa dove 5 signore di diverse età si ritrovano, inconsapevoli, senza sapere nemmeno esattamente dove si trovino. Qualcuna vuole andare via, piange, si dispera ma, sono lì, non possono andare da nessuna parte ma solo aspettare.

E l’attesa svela il dramma di ciascuna di loro, storie celate agli occhi di tutti ma che le donne, proprio in quella sala d’attesa, riescono finalmente a raccontare per intero. Senza tralasciare i dettagli, maltrattamenti fisici, verbali, tradimenti. Donne che avevano sopportato tutto, fino ad un certo momento. Quel momento in cui decidono di ribellarsi e tutto accade ma pagheranno cara la ribellione. Ma non se ne pentono, anzi l’unico rimpianto, non essersi ribellate prima.

E il finale? Le donne scoprono che ognuna di loro è morta e sono in quel limbo e aspettano il momento per andare "oltre".

Bravo il regista che ha dimostrato la sensibilità e la capacità di rendere sul palcoscenico il dramma interiore di quelle donne. E brave le attrici, dalle quali si percepiva che avessero fatto propria la loro parte, perfettamente immedesimate nel dramma umano che stavano mettendo in scena. Una vita vissuta nel limbo non è vita, è solo un continuo convincersi di essere sbagliate, giustificando le violenze. Salvarsi, quella è l’unica cosa importante, denunciare il proprio carnefice e rinascere. E per citare un passaggio della storia: “Voglio credere che la prossima bambina che nascerà insegnerà a sua mamma che un amore puro è possibile. E voglio credere che il prossimo bambino che diventerà uomo, tratterà sua mamma e tutte le donne con rispetto”.

Alla fine della rappresentazione è seguita una tavola rotonda a cura del Centro Antiviolenza Frida di Barcellona P.G., la presidente Giulia Carmen Fasolo, le consulenti Caterina Fazio, psicologa, Rita Lelasi, avvocata, hanno auspicato che il silenzio delle donne che non parlano, anche per paura di essere sole, giudicate ed il sommerso che ancora esiste possa emergere, così da poter aiutare più donne.


Di Tania Barbato

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