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Festival del Cinema Italiano, il viaggio di Rocco Papaleo in “Sentieri di ferro”


Alla volta delle proiezioni, guardiamo da vicino, “Sentieri di ferro”, documentario che partecipa nella sezione competitiva “documentari” e concorre per il premio “Stella d’Argento” trasmesso ieri pomeriggio a Palazzo D’Amico, nel corso del Festival del Cinema Italiano di Milazzo sotto la direzione di Franco Arcoraci. Nel corso della visione, a primo impatto, un contatto va al passato studiato con originalissime immagini in movimento in bianco e nero, che collegano lo spettatore, con la voce fuori campo anche al presente e al futuro, che alternandosi anche nella narrazione, riesce a conferire dinamismo agli eventi storici che si saldano al contesto territoriale e all’infrastruttura che resta proragonista come del resto si puó intravedere dal titolo stesso.

In appena 41 minuti il protagonista, il grande attore lucano Rocco Papaleo, regista del film “Basilicata coast to coast”, in un esercizio di memoria personale, narra i ricordi legati alla “ferrovia del suo paese” in una sorta di  percorso di riappropriazione affettiva dei luoghi e di riconnessione spirituale con il paesaggio.


Dalla regia di Luca Curto, il documentario “Sentieri di ferro”(2021) è un viaggio lento ed emozionale lungo un’ex ferrovia del Sud Italia abbandonata e dismessa alla fine degli anni ’80 del 900 ed in parte riconvertita in una greenway, ovvero una ciclovia facente parte di una più ampia rete di percorsi ciclabili definiti a livello nazionali (Bicitalia), sovranazionali ed europei (Eurovelo).

Un sentiero lungo più di 100 chilometri ci accompagna cosí, alla scoperta dell’entroterra calabro-lucano tra aree protette, bellezze paesaggistiche, culturali e storiche. 


La ferroviaria nel documentario torna a vivere in un gioco di contrasti e mancanze: vagoni senza passeggeri, binari senza treni, biglietterie senza biglietti da comprare, stazioni senza capistazione. Pareti diroccate, muri scrostati, finestre divelte, è questo lo spazio fisico e narrativo che accoglie i monologhi carichi di poesia di un personaggio fortemente legato a questo territorio e che ha fatto del “camminare lento” un brand turistico. 


Scritto e basato su una ricerca scientifica della stessa autrice, Lucia Varasano, il documentario che ha come produttori esecutivi: Davide Colangelo e Raffaele Santangelo e per direttore della fotografia, Matteo Rea, si prefigge di far conoscere un fenomeno dalla portata mondiale  del greenway ma poco conosciuto in Italia, ed in poche parole si parla di "rail-trails", "vélos-rail", "chemins du rail", "vías verdes", "railway paths" e così via in varie parti del mondo.


“Sentieri di ferro” è una puntata pilota rientrante in un progetto di produzione seriale che, percorrendo l'Italia da Nord a Sud e si propone di raccontare gli esempi più virtuosi di riconversione delle ferrovie abbandonate in greenway esplorando lentamente i paesaggi del Belpaese.


Il documentario si propone di incoraggiare  l’utilizzo della bicicletta e delle altre modalità di mobilità dolce (a piedi, a cavallo ecc.) come mezzi per scoprire ed esplorare il territorio contribuendo alla conservazione del paesaggio e dell’ambiente naturale.


Numerosi governi, associazioni e cittadini di tutto il mondo, infatti, sono a lavoro con l’obiettivo di costruire reti di mobilità dolce realizzate attraverso la valorizzazione di antichi tracciati in disuso che diventano elementi chiave per promuovere il miglioramento dell’ambiente e della qualità della vita, il turismo sostenibile e responsabile e le forme di sviluppo locale ad impronta ecologica zero.


La DIGITAL LIGHTHOUSE è una Entertainment & Media House operante nei settori Cinematografico, dell’Advertising, dei Beni Culturali e dei Videogiochi che con l’impiego di strumentazione all’avanguardia e metodologie di lavoro innovative e soprattutto grazie ad un network di partnership consolidato con centri di ricerca e università europee, prigettano e realizzano progetti narrativi originali con forti connessioni a tematiche scientifiche, culturali e naturalistiche e studiamo come concepire contenuti coerenti con l’evoluzione dei linguaggi e delle tecnologie di fruizione.


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