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Poliziotti abbandonati: l’Italia che difende i delinquenti e processa chi la protegge

Ogni anno migliaia di agenti feriti, morti dimenticati dopo i funerali di Stato, stipendi da fame. Intanto la piazza applaude chi resiste e insulta chi serve lo Stato.

Nella foto: Franco Arcoraci editore Telespazio ex poliziotto
Nella foto: Franco Arcoraci editore Telespazio ex poliziotto

Editoriale di Franco Arcoraci

Poliziotti lasciati soli: l’Italia che applaude ai delinquenti e processa chi la difende

di Franco Arcoraci

Chi difende i difensori?È questa la domanda che brucia nelle piazze e nelle caserme. Perché in Italia le forze dell’ordine sono lasciate allo sbando, trasformate in bersagli da colpire a suon di pietre, insulti e video virali. Uomini e donne che ogni giorno rischiano la pelle, ma che non hanno più la certezza di essere sostenuti dallo Stato.


Morti, feriti e processi

I numeri parlano chiaro: oltre 3.000 agenti feriti ogni anno in servizio, coltellate, botte, investimenti, aggressioni vigliacche. Solo negli ultimi mesi abbiamo pianto i nostri caduti: a Napoli il poliziotto ucciso da un pirata della strada in fuga, a Milano il carabiniere pestato durante un controllo, a Roma l’agente colpito con una spranga da un immigrato recidivo. Ogni volta la stessa liturgia: bandiere a mezz’asta, corone di fiori, discorsi strappalacrime dei politici. E poi il silenzio, fino al prossimo morto.

Intanto, chi resta vivo spesso viene processato. Un colpo di manganello di troppo? Denunciato. Una colluttazione degenerata? Indagato. Un teaser usato per fermare chi minaccia? Prima pagina di giornale e procura pronta ad aprire fascicolo. Gli ultimi due decessi collegati al teaser hanno scatenato il solito coro di indignazione. Ma nessuno dice che l’alternativa sarebbe stata la pistola, il colpo letale.


L’Italia dei telefonini contro la divisa

Siamo arrivati al paradosso: un agente che cerca di bloccare un uomo armato di coltello si trova contro non solo l’aggressore, ma anche la folla che lo riprende col cellulare, pronta a urlare “vergogna”. Video tagliati, fuori contesto, caricati sui social come trofei. E così la vittima diventa carnefice, il delinquente diventa “povero ragazzo”, e il poliziotto si ritrova davanti a un giudice.


Il veleno dei “vademecum dei diritti”

E poi c’è l’altra ferita aperta: gli stranieri che arrivano in Italia già convinti di essere intoccabili. Perché al loro arrivo c’è sempre qualcuno, sindacati o associazioni, pronti a consegnare un fogliettino, un “vademecum” dei diritti, senza una sola riga sui doveri. Così succede che al controllo stradale ti ridono in faccia, si rifiutano di dare i documenti, pretendono di vedere il tuo tesserino e ti minacciano con l’avvocato. Non colpa loro, spesso: colpa di chi li illude che la legge sia un optional e che la divisa sia un nemico.


Uno Stato ingrato

E qui sta l’ipocrisia più grande. Un parlamentare guadagna oltre 13.000 euro al mese netti senza rischiare neanche un’unghia. Un poliziotto guadagna 1.400 euro al mese e ogni giorno mette in conto di non tornare a casa. A lui lo Stato non dà protezione, non dà sicurezza giuridica, non dà rispetto. Gli dà solo funerali solenni quando muore.


La verità scomoda

La verità è che siamo un Paese che si commuove davanti alla bara di un agente, ma che non muove un dito per proteggerlo da vivo. Un Paese che applaude il delinquente “ribelle” e processa chi indossa la divisa. Un Paese che sta tradendo chi lo difende.

Io lo dico senza mezzi termini: se continueremo a lasciare soli i nostri poliziotti, i nostri carabinieri, i nostri finanzieri, arriverà presto il giorno in cui non ci sarà più nessuno a difendere le nostre piazze. E allora piangeremo lacrime di coccodrillo, ma sarà troppo tardi.

 
 
 

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