La terza edizione presenta spettacoli di teatro, danza e musica dal 26 luglio fino al 25 agosto, sotto la direzione artistica di Claudio Collovà. È un mese intenso di programmazione e il Parco archeologico di Segesta sta già ospitando il pubblico e gli artisti nella incontaminata natura e nelle meravigliose e intatte edificazioni risalenti al IV secolo a.C., sedi delle nostre sere: il Teatro e il Tempio elimico dedicato ad Afrodite Urania.
Su questa scena di incredibile emanazione di bellezza, si sono già alternati Sergio Cammariere in quartetto, Lina Sastri, grandi pièce teatrali come “I persiani” scritto da Claudio Collovà che ha debuttato il 3 agosto con replica il 4 agosto; e ancora, fino all’altro ieri, la cantante e autrice Noa, poetessa, compositrice, percussionista, attivista per la pace che ha collaborato e duettato con artisti del calibro di Santana, Stevie Wonder, Joan Baez, Johnny Clegg, Khaled tra i tanti altri; mentre ieri è stata la volta di Frida Bollani Magoni & Albert Eno, tornata ai suoi amati spettacoli dal vivo con un nuovo tour che abbraccia il nostro Paese e portando qui brani inediti e grandi capolavori riarrangiati per l’occasione per un risultato sempre nuovo, accompagnata da Albert Eno, voce e chitarra.
Per la Notte delle Stelle ci sarà “Deep Sky” - seconda edizione dopo il tutto esaurito dell’anno scorso, che è un unicum tra narrazione del cielo e proiezioni di cielo virtuale e reale, a cura di Anki, ente che si occupa di divulgazione scientifica a più livelli e gestisce il Planetario e il Museo astronomico di Palermo. La proposta è multidisciplinare, in forma di racconto teatrale dedicato alla Via Lattea, in cui le reali immagini dei corpi celesti verranno diramate in diretta e riprese da uno speciale strumento illustrando i relativi miti legati alla costellazione e la descrizione scientifica della stessa condotta da Marcello Barrale, divulgatore scientifico e filosofo della scienza. Il pubblico potrà seguire seduto la la spiegazione che sarà accompagnata da musica LIVE ELECTRONICS, realizzata dal musicista Alfredo Giammanco, esperto di musica analogica e SOUND ART. Lo spettacolo partirà dalla descrizione della Via Lattea e saranno poi puntati e proiettati in diretta varie tipologie di oggetti di profondo cielo, da nebulose, ad ammassi stellari, sino a galassie lontane. La musica farà da sottofondo alle spettacolari immagini. Quando l’uomo, nel corso dei secoli, ha intuito e scoperto la grandezza dell’universo, il senso di angoscia si è trasformato in continua ricerca e studio nel tentativo di accorciare questo spazio e conoscerlo al meglio. Il percorso divulgativo e spettacolare è un evento unico nel suo genere, una narrazione teatralizzata e musicale dei corpi celesti proiettati in diretta dal telescopio su un maxi schermo con in fondo la magnificenza del tempio.
Con “Gli Spartani” e due repliche il 10 e l’11 agosto, si assiste alla tragedia scritta da Barbara Gizzi, ambientata a Sparta, dove il gioco del potere calpesta sentimenti e individualità. L’amore deve piegarsi alla ragione di Stato ma con conseguenze terribili e funeste. Personaggi che scavano nel cuore dello spettatore, per la forza dei temi e grazie alla regia visionaria e spettacolare di Daniele Salvo che, con tutti i mezzi espressivi possibili, tocca le corde della più profonda emotività di un testo moderno ma scritto alla maniera dei tragici greci. Un coro di guerrieri, anime inquiete che commentano, in una sorta di danza continua, soffre con la protagonista, la ammonisce, la travolge rievocando le atmosfere delle grandi tragedie e la forza viscerale dell’Iliade.
Barbara Gizzi, drammaturga e docente di Lettere, ha scritto saggi sul teatro del Settecento, in particolare su Goldoni e su Metastasio, e sull’opera lirica. È stata per molti anni critica teatrale per Paese Sera e per Il Tempo, ha diretto riviste specializzate ed è autrice di programmi radiofonici e televisivi per la Rai.
Daniele Salvo, attore e regista, ha collaborato con Luca Ronconi per quasi 18 anni, come attore, in ruoli di primo piano, assistente alla regia e regista collaboratore. Tra le sue regie più note, Coefore/Eumenidi di Eschilo, Aiace, Edipo Re, Edipo a Colono di Sofocle con Giorgio Albertazzi, con cui ha avviato una lunga collaborazione, e La Pace di Aristofane, tutte al Teatro Greco di Siracusa. Ha inoltre diretto, tra le tante regie, altre opere dei tragici, tra cui Dionysus in Romania, Prometheus di Eschilo, Medea di Euripide, con Franco Branciaroli, e moltissimi altri lavori in Italia e all’estero.
E poi una chicca all’alba dell’11 agosto, ci sarà la narrazione de “L’epopea di Gilgamesh”, eseguita da Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno e basata su un testo di Giovanni Calcagno pubblicato da Mesogea. Circa due secoli fa, negli scavi della biblioteca di Assurbanipal a Ninive, gli archeologi portarono alla luce una serie di tavolette. Quando fu decifrata la scrittura cuneiforme, esse rivelarono il titolo di un poema: Di colui che vide le profondità e le fondamenta della terra. Si presentò così, Gilgamesh, a noi occidentali. Quando ebbe una prima traduzione dell’opera, Rilke affermò di non aver letto mai niente di così potente, e più tardi anche Elias Canetti, dopo averne ascoltato alcuni brani recitati da un suo amico attore, manifestò la necessità di confrontarsi con questo testo per tutta la vita. Gilgamesh è il più antico poema a noi conosciuto. È la storia di un re che, dopo aver sperimentato sulla propria pelle il dolore per la morte del suo migliore amico, lascia il suo trono e gli agi di corte per andare alla ricerca della vita eterna e della verità sulla caducità dell’esistenza umana. Nel solco dei narratori più antichi che hanno raccontato per secoli le vicende del leggendario re della prima città del mondo, la regia ha curato una versione arcaica di questo spettacolo, affidata cioè solo alle voci, al corpo dei narratori, accompagnati dal ritmo dei tamburi e dal suono di cembali e di flauti, uno spartito da suonare ad alta voce, per “togliere la polvere“ da uno dei più grandi tesori della letteratura di tutti i tempi.
Il 13 agosto, “Il Derviscio di Bukhara”, scritto da Alberto Samonà, è uno spettacolo, che attraverso teatro, musica e danze sufi e persiane, conduce il pubblico fra le magie dell’Oriente e dell’Asia Centrale, alla scoperta della spiritualità dei dervisci, di cui la città di Bukhara fu in vari periodi uno dei centri più importanti. È un incontro fra tradizioni: la spiritualità dell’Asia Centrale, la danza sacra dei dervisci e quelle di più marcata influenza persiana, la musica sufi dell’area ottomano-turca e del vicino Oriente e le narrazioni circolari e rituali dell’Asia. È anche un racconto d’amore: fra i riferimenti e le fonti a cui si ispira lo spettacolo, infatti, vi sono fiabe e poemi orientali, fra cui la storia di “Leyla e Majnun” di Nizami Ganjavi, poeta persiano del XII secolo d.C. Il testo è, inoltre, arricchito dall’inserimento di racconti della tradizione del Sufismo. Il derviscio di Bukhara può, dunque, essere considerato come la ricerca di un incontro con il piano universale, che avviene mediante la parola, il suono e il movimento. Le armonie musicali e i canti patrimonio dei dervisci accompagnano il sacro rito dello zhikr e il samà (danza sacra) dei dervisci dà la possibilità di scoprire un universo sacro che congiunge il nostro piano con quello Divino. Allo stesso modo, il ritmo della voce completa l’opera in una “circolarità rituale”, propria della tradizione dei cantastorie erranti d’Oriente.
Il 14 agosto Nick the Nightfly, scozzese nato a Glasgow che vive in Italia dal 1982 e che si esibirà con un quartetto residente in Sicilia che lo accompagna, basato su una ritmica piano basso e batteria ed un fiato. Affermato cantante, chitarrista, e compositore di brani di grande valore artistico, dal 1988 è in onda su Radio Monte Carlo con Monte Carlo Nights, il programma specializzato in musica di qualità, che ha portato in Italia la new age, la fusion, la world music, la musica brasiliana, il jazz, l’acid jazz e negli ultimi anni anche i suoni del nu jazz, il lounge e la chill out. Ha un rapporto privilegiato con la Sicilia, e avendo sposato una palermitana, lui stesso si definisce siculo scozzese. Il rapporto ultraventennale di amicizia e collaborazione con Fabio Lannino (che ha prodotto i suoi spettacoli con le orchestre del Teatro Massimo di Palermo, con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, con l’orchestra Jazz del Brass Group) è un’ulteriore radice in Sicilia. Tra le sue collaborazioni: Sting, Pat Metheny, Peter Gabriel, Ryuichi Sakamoto, Herbie Hancock, Miriam Makeba, Caetano Veloso, Enya, Donald Fagen, Pino Daniele, Annie Lennox e molti altri. Suona in concerto in tutta Italia con la sua The Nightfly Orchestra e ha partecipato ai più importanti festival, da Umbria Jazz al Bolzano Jazz Festival. Con il suo 5tet ha inciso il cd Nice One e B-Yourself, con la partecipazione speciale di Incognito, Fabrizio Bosso, Paula Morelenbaum. Dal 2003 Nick è direttore artistico del Blue Note Milano, il tempio milanese del jazz, punto di riferimento della musica di qualità. Nel suo spettacolo dal vivo intrattiene il pubblico come pochi altri “coroner”, sia con una scelta di brani che spaziano dal pop raffinato dei brani di Burt Bacharach e Sting, così come citazioni di brani storici del jazz, sempre preziosi e mai autocelebrativi. Il concerto del Segesta Teatro Festival sarà aperto dalla cantante jazz Alessandra Mirabella.
Il 15 e 16 agosto “L’Histoire du Soldat, che è una nuova creazione dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio, con Mimmo Cuticchio, voce narrante e maniante. Si tratta di una favola che pone a confronto la malefica azione del Diavolo con il candore di un ingenuo Soldato che desidera solamente passare i quindici giorni di licenza con la madre e la fidanzata, nel proprio borgo natio; il giovane porta con sé un vecchio violino, che fa risuonare con passione e sentimento. Sulla via verso casa incontra il demonio travestito da mercante che gli propone di scambiare lo strumento con un prezioso libro, in cui è possibile leggere il futuro del mondo. Nel momento stesso in cui il Soldato accetta lo scambio il maligno entra in possesso della sua esistenza, al punto da fargli perdere la cognizione del tempo, lasciandolo vivere alla stregua di un fantasma. Invano si accosta ai suoi affetti, ma nessuno riesce a vederlo o a sentirlo, neppure la Madre. Mentre si sviluppa il racconto, i pupi mostrano alcune magiche suggestioni. Il pubblico avverte, di volta in volta, lo slancio degli affetti, il bisogno della pace, ma anche il peso degli affanni e, ancora, l’insidia delle tentazioni. Le figurazioni, a vista, rimandano con semplicità ai modi di dire e di agire. Intanto le vibrazioni della voce di Cuticchio e le variazioni della sua espressività si intrecciano con le cadenze del “cuntu”, di cui Mimmo è indiscusso maestro, e con il ritmo di un impari combattimento tra il demonio e il misero soldato. Gli opranti tendono a fondere i loro corpi con quelli dei loro personaggi e il tutto si intreccia con il fascino delle musiche dal vivo dell’ensemble diretto dal figlio Giacomo Cuticchio che amplificano la magia di uno spettacolo molto emozionante.
Rimandiamo al sito ufficiale www.segestateatrofestival.com per conoscere il finale di cartellone degli spettacoli.
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