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Torregrotta, la costa tradita tra divieti di balneazione e la musica che resiste grazie alle iniziative dei locali pubblici e della gente



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C’è un paradosso che grida più forte del silenzio delle istituzioni: un mare negato di giorno e una comunità che la sera non si arrende, che balla, canta, si ritrova. A Torregrotta, mentre la costa è strangolata dagli scarichi fognari e i divieti di balneazione soffocano l’estate, la vita continua. E resiste.

Ieri sera, al Ristorante Il Rugantino, ristorante e non lido nonostante la bellissima spiaggia infatti i gestori non hanno rinnovato la licenza come lido per via delle lamentele dei bagnanti che in passato, giustamente, non intendevano pagare dei servizi spiaggia che seppur eccellenti non permettevano, per via dei divieti, il bagno nelle acque non limpide di quel tratto di costa, la musica ha allietato l'afosa serata degli avventori con una band di giovanissimi, i Groove Guys, che hanno regalato una serata indimenticabile con

Matteo Giacobbe al sax e chitarra acustica, Andrea Arnao al basso, Giuseppe Sgrò alla chitarra elettrica, Filip Nici alla batteria, Coline Saia voce

Un ensemble curato dal Maestro Stefano Sgrò, che Con bravura e passione, hanno intrattenuto gli ospiti del Rugantino, che tra una cena e un brindisi hanno ritrovato il piacere di vivere il litorale.


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Di fronte, invece, nella Largo Peppino Impastato, la scena era altrettanto viva: gruppi e famiglie coinvolti nei balli di gruppo, risate, applausi, comunità. Una piazza piena di energia, a due passi da quella spiaggia negata di giorno dai divieti, ma restituita per poche ore alla socialità.

Le feste, purtroppo, non cancellano la verità: circa 700 metri di costa sono interdetti alla balneazione (400 metri alla foce del torrente Senia, 300 alla foce del torrente Fondachello). Una situazione che non solo umilia l’ambiente, ma anche l’economia. Perché se la musica resiste, il turismo balneare muore. E con lui l’indotto che avrebbe potuto far rinascere Torregrotta.

Il depuratore sequestrato nel 2015 resta il monumento all’incuria. Bollette pagate per un servizio inesistente, promesse di finanziamenti evaporate, colpevoli senza vergogna. Ma la comunità non demorde. I privati investono, aprono locali, organizzano eventi. Tentano, con le loro forze, di tenere viva una costa che si sente tradita da certa politica.

La nuova stagione di Amara Terra Mia, programma di inchieste e denuncia in onda su Telespazio Messina sul canale 89 da ottobre, ripartirà da queste contraddizioni: il mare negato e la musica che resiste, l’abbandono istituzionale e la dignità di un popolo che non vuole morire. Le responsabilità, le omissioni saranno raccontati senza filtri. Perché la bellezza non può più restare ostaggio delle fogne e dell’incuria.

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