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Legambiente: a rischio disfacimento il Palischermo San Tommaso a Milazzo

Aggiornamento: 19 feb

È Legambiente Presidio del. Tirreno a lanciare il grido di allarme circa il cattivo stato di conservazione dell'imbarcazione con molti remi utilizzata per la pesca dei tonni.


La segnalazione è stata inviata agli indirizzi di chi di competenza, anche alla Soprintendenza del Mare Sicilia, non ultimi il Comune di Milazzo e la Prefettura di Messina. Il palischermo racchiude in sé un valore storico e culturale che va preservato.


"L’Associazione ritiene doveroso, oggi come allora, richiamare l’attenzione delle Autorità competenti, anche sulle sollecitazioni della cittadinanza, sul degrado preoccupante di un bene di così grande importanza per la memoria storica marinara locale, un patrimonio culturale che richia di trasformarsi in una vera e propria pattumiera abbandonata ed esposta al cattivo comportamento di soggetti insensibili al rispetto delle proprie radici storiche.

Il valore culturale del mare nella storia di Milazzo è infatti testimoniato anche da questo

palischermo risalente al 1937 e costruito dal carpentiere Francesco Salmeri; il S. Tommaso era l’ultimo palischermo dei tre costruiti per la Tonnara del Tono, infatti il S. Giovanni e il S. Andrea

furono costruiti rispettivamente nel 1898 e nel 1916.

Il palischermo era una barca di posta ferma e veniva tenuto con le cime della tonnara, ed era lungo 17 mt e largo 3,95 mt.

Significativa è stata la conversazione con uno dei maestri d’ascia Giovanni Chillemi che ha lavorato nella tonnara del Tono, apprendendo l’arte come allievo dei Provvidenti e anche da don Fano Salmeri figlio del carpentiere Francesco costruttore del palischermo.

Quasi per magia è stato possibile rivedere i modelli di tre barche, costruite da lui fedelmente, come un gesto di riconoscenza e testimonianza della memoria vissuta, per evitare il frantumarsi di storie legate al mare.

Immaginare il Palischermo S.Tommaso del 1937 com’era, è come far rivivere un pezzo significativo della vita marinara milazzese.

Il palischermo, o meglio palascammu - come la gente di mare lo chiamava e lo chiama tuttora - era una delle barche fondamentali della pesca del Tonno. Una barca da carico dove i tonni, ancora vivi, venivano issati con i ganci e con la forza delle poderose braccia degli uomini, che e a un ritmo scandito dal fiato dello sforzo facevano scivolare i tonni nella stiva della barca per portarli poi allo stabilimento a terra.

A mare e a terra due bandiere indicavano il pescato: quella bianca per il pesce spada, quella rossa per il tonno. Tutte le operazioni venivano seguite dal marchese Tommaso D’Amico, uno dei proprietari della tonnara, che dalla loggia seduto al contrario sulla sedia con l’immancabile sigaretta stretta fra le dita e in una mano il binocolo puntato verso il mare osservava le barche in pesca.

Una storia ricca e affascinante, che aveva come scenario il mare del Tono e del golfo di Patti. In tanti ricordano la grossa pesca del 1930, che fu un’annata eccezionale perché vennero pescati 3000 tonni, com’è scritto nella memoria orale di alcuni anziani del luogo. Il rapido declino ebbe inizio da quando i magazzini della Tonnara sono stati oggetto di una compravendita, a seguito della quale le storiche barche della tonnara furono spostate per liberare i locali, e senza la giusta attenzione, accantonate nella spiaggia della ‘Ngonia.

Un momento di rinascita e di gloria nel 1992 grazie al Premio Regia Televisiva perché assieme ad una bella composizione di fiori della terra della Piana, curata dal maestro d’arte floreale Carmelo Antonuccio, il S. Tommaso con altre due barche, il Mammamia e il Cirenaica, facevano bella mostra di sé, accanto alla statua dell’eroe milazzese Luigi Rizzo, per rappresentare la Milazzo della pesca del tonno negli schermi televisivi della nazione.

Spenti gli ultimi riflettori, iniziò il rapido declino, e oggi a 33 anni di distanza, a Piazza S. Papino, vicino alla rotonda, in prossimità del mar di ponente, per l’incuria, il vento, la pioggia e l’indifferenza, e forse anche l’irriconoscenza, il S. Tommaso è diventato addirittura un luogo dove buttare i rifiuti, mostrando un comportamento irrispettoso verso un simbolo delle radici marinare della città. Dopo le segnalazioni di allora è stata improntata una copertura che negli anni successivi non ha avuto la dovuta manutenzione. Adesso le ordinate sono spezzate, così pure parte del fasciame e l’antico simbolo della

tradizione marinara, è sostenuto da discutibili puntellamenti di cemento che sembrano invadere in modo i pietoso lo scafo.

Il 29 aprile del 2004, l’iniziativa di Legambiente e della scuola ha avuto il significato di richiamare l’attenzione della comunità cittadina sulla necessità di un intervento immediato per riparare la barca concretamente dalla pioggia, costruendo una tettoia adatta, come ad esempio per i mosaici di piazza Armerina, o - come fatto giustamente anche ad Oliveri - per l’antico Palischermo. Diventa più che mai improcrastinabile, un intervento immediato di protezione dagli agenti atmosferici.

Perché diventa fondamentale per la sopravvivenza di una testimonianza storica. A nostro avviso riteniamo doveroso esporre che l’eventuale spostamento della struttura linea rischierebbe di frantumarsi e sbriciolarsi, anche con un invasatura perfetta, che non reggerebbe almovimento. Opinione tecnica, confortata anche da esperti delle maestranze navali.

L’accorgimento della tettoia oltre ad essere il riparo più naturale, rappresenterebbe un atto doveroso di vera salvaguardia della nostra identità culturale. Infatti durante la manifestazione del 2004 che aveva lo scopo di tutelare il Palischermo dai rifiuti, i bambini alzavano un telo di plastica impermeabile come a simboleggiare un grande ombrello.

Ci auguriamo che questo semplice messaggio venga messo in pratica per la sicurezza del Palischermo, affinchè possa ritornare forte la testimonianza del nostro passato perché non c’è futuro senza memoria".

 
 
 

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