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MESSINA, TENTATIVO DI ESTORSIONE SVENTATO AI DANNI DI UN CANTIERE DEL RISANAMENTO CITTADINO.

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L’episodio si è verificato nei primi giorni di dicembre nell’area di Fondo Fucile, in via Socrate, dove sono in corso i lavori affidati all’impresa catanese Cosedil. A far fallire il piano è stata la denuncia immediata dei responsabili del cantiere e il tempestivo intervento dei carabinieri.


Secondo la ricostruzione investigativa, un uomo si sarebbe presentato sul posto avanzando una richiesta di denaro pari a 250 mila euro, somma che – secondo la pretesa – avrebbe garantito “tranquillità” ai lavori. Alla richiesta sarebbe stata affiancata una minaccia pesantissima: la distruzione del cantiere in caso di rifiuto. Il messaggio, però, non sarebbe stato pronunciato direttamente dall’emissario, ma ribadito nel corso di una videochiamata effettuata dal suo telefono cellulare, con un interlocutore che si sarebbe qualificato come appartenente all’area messinese.


Dopo l’allontanamento dell’uomo, che aveva preannunciato un nuovo contatto a breve, i responsabili hanno allertato le forze dell’ordine. L’indagine è stata subito assunta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Messina, che ha predisposto un servizio di osservazione nell’area.


Nel pomeriggio si è presentato un secondo emissario, questa volta un minorenne a bordo di un motorino. Anche in questa circostanza il contatto è avvenuto tramite una videochiamata: dall’altra parte dello schermo, due uomini adulti hanno rilanciato la richiesta di denaro, accompagnandola con ulteriori minacce. Uno di loro avrebbe anche avvertito di possibili ritorsioni in caso di denuncia, senza sapere di stare parlando con un ufficiale dell’Arma in abiti civili.


Le indagini, coordinate dalla procura di Messina e dalla pm Alice Parialò, hanno portato al sequestro dei telefoni cellulari e all’analisi dei collegamenti. È così emerso un dettaglio particolarmente grave: i due adulti intervenuti nella videochiamata avrebbero agito dall’interno di istituti penitenziari, utilizzando telefoni cellulari non autorizzati, pur essendo detenuti per altre vicende giudiziarie. Inoltre, il primo emissario sarebbe risultato già sottoposto agli arresti domiciliari.


Al termine della prima fase investigativa sono stati identificati tre maggiorenni e il minorenne coinvolto. I tre adulti, tutti messinesi, risultano indagati per tentata estorsione: si tratta di un 24enne, ritenuto responsabile del primo contatto con il cantiere, e di due detenuti di 33 e 39 anni, che avrebbero partecipato alle minacce dalle carceri di Palermo e Agrigento.

 
 
 

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