A quarant’anni dall’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, Palermo ricorda l’agguato a stampo mafioso del 30 aprile 1982 quando, con la Fiat 131 guidata da Di Salvo, il sindacalista e segretario del partito Comunista, La Torre, stava raggiungendo la sede del partito e in piazza Generale Turba, una moto di grossa cilindrata affiancò la vettura e fece fuoco uccidendo l'autista e l'esponente politico.
“Un significativo esempio di impegno civico per le generazioni presenti e future”, ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera, il cui messaggio si è dato lettura in apertura della commemorazione. Il presidente del Senato ha posto, invece, l’accento sulla L. 646 che ancora oggi “costituisce una pietra angolare nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata”. “In gioco non ci sono solo beni e capitali – fa eco il presidente della Camera Roberto Fico – ma la fiducia di poter gettare le basi di una società libera e democratica, capace di demolire le diseguaglianze e vanificare i tentativi di insinuarsi nelle maglie più deboli”.
Anche Enrico Letta, segretario del Partito democratico, riconosce la straordinaria importanza del contributo di Pio La Torre: “L’hanno ucciso ma lui ha vinto, la sua morte si è rivelata il boomerang più forte di tutti per la mafia”. “Il suo insegnamento, il suo lascito morale, la battaglia combattuta contro Cosa Nostra per colpirne, in particolare, gli interessi economici e finanziari sono vividi ed attuali, più che mai”, sottolinea il presidente della regione Nello Musumeci. Un messaggio rivolto soprattutto ai tanti giovani, così come quello del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi che crede nella scuola e nel suo impegno “per affermare i valori della giustizia e per difendere i valori del nostro Paese”. Non cambia il destinatario dell’intervento del sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Quarant’anni fa Palermo aveva il volto della mafia, dei vescovi, dei procuratori, dei sindaci. Se dimentichiamo cos’era Palermo non riusciremo mai a costruire futuro”. Ma secondo Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, la strada intrapresa è quella giusta.
“Al quinto anno, nessun deputato è stato arrestato per mafia, i sacrifici di La Torre e tanti altri stanno iniziando a dare i propri frutti”. Commosso il ricordo di Tiziana Di Salvo e Franco La Torre. “I nostri genitori erano quasi indifesi contro la mafia”, sottolinea la figlia di Rosario. “Mio padre amava dire che la lotta contro la mafia è parte della più generale battaglia per la difesa della democrazia: essere contro la mafia significa avere a cuore la Costituzione”, la conclusione invece di Franco.
-foto Imagoeconomica-
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