L'agitazione nel mondo scuola andrà in strada domani con quaranta iniziative in tutta Italia mentre a Messina si contesterà anche davanti al Palazzo della Prefettura.
Domani, giovedì 31 ottobre, è previsto lo sciopero di scuola, università, ricerca, accademie e conservatori. A darne notizia sono stati i sindacati dopo il fallito incontro avvenuto il 15 ottobre scorso, nella sede del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, alla presenza dei rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca. La protesta è stata proclamata dalla Federazione Lavoratori della Conoscenza (FLC CGIL) a seguito del tentativo di conciliazione legato allo stato di agitazione indetto dal sindacato del comparto “Istruzione e Ricerca”. Anche i rappresentanti del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca hanno cercato di mediare, ma l'incontro non ha fornito risposte alle richieste dei sindacati. Ci saranno più di 40 iniziative in tutta Italia. In Sicilia è prevista, oltre allo sciopero, una manifestazione davanti alla sede della Prefettura di Palermo. La replica del Ministro Valditara: “Curiosa la scelta come data dell’astensione, proprio il giorno prima del ponte di Ognissanti…”
Le motivazioni, come è noto, sono: Dimensionamento scolastico, salari troppo bassi, sovraccarico di lavoro del personale Ata, precarietà, dispersione scolastica, povertà educativa, spopolamento delle aree interne.
“A Messina abbiamo dati sulla dispersione scolastica che superano la media nazionale, abbiamo percentuali allarmanti di precariato fra docenti e personale Ata. Non si può rimanere a guardare di fronte ad ulteriori tagli a una istituzione importante quale è la scuola". A spiegare la situazione la segretaria provinciale di Flc Cgil Messina, Patrizia Donato. "Stiamo assistendo – spiega – ad una drastica riduzione del numero delle autonomie scolastiche. Solo negli ultimi tre anni la Sicilia ne perde circa 100. Inevitabile, dunque, anche un taglio del personale e un aumento del carico di lavoro che si ripercuote sull'organizzazione dei servizi scolastici. A Messina l’accorpamento non è ancora chiaro, perché siamo nello step in cui l’ufficio scolastico regionale chiede alle istituzioni scolastiche di avanzare proposte rispetto ai ridimensionamenti. Ma lo scenario è che il Caio Duilio si accorpi con lo Jaci, il Marconi di Sant’Agata di Militello si unisca al Cesareo e anche l’istituto Torricelli accorpi il Tomasi di Lampedusa sempre a Sant’Agata di Militello. Sono istituti che si sarebbe voluto accorpare già lo scorso anno ma che per le battaglie del sindacato sono state risparmiate e fanno parte di quel 2,5 per cento “graziato a livello nazionale. Sul fronte della dispersione scolastica siamo al di sopra della media nazionale, del 21 per cento con punte del 25 per cento".
Preoccupa anche la questione contrattuale e gli ulteriori tagli: "Per quanto riguarda i docenti a Messina non è facile quantificare quanti saranno i tagli, ma il dato nazionale che prevede sforbiciate per cinquemila insegnanti avrà un impatto determinante al sud che paga lo spopolamento e la denatalità - continua Donato - Su 45mila posti a livello nazionale 250 mila sono i precari tanto che la commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Europea chiedendo di mettere un freno a questa anomalia. A Messina per fare un esempio su 1710 docenti su sostegno sono precari a fronte di soli 44 immissioni in ruolo. E questo solo per quanto riguarda il sostegno. I collaboratori scolastici di ruolo sono solo 64 a fronte di 352 supplenti. C'è più di qualcosa che non torna. Per questo invitiamo tutti a aderire allo sciopero e a partecipare alla manifestazione regionale".
Ma non solo, da sottolineare la questione salariale mai risolta. Siamo nella fase del rinnovo del ccnl 2022/2024 e viene proposto un aumento imbarazzante del 5,78%, rispetto ad un’inflazione che viaggia intorno al 18%. Ciò vuol dire perdere 3.500 euro circa all’anno di potere d’acquisto. Va ricordato a tal proposito che il salario del comparto scuola è al di sotto non solo della media europea, ma anche degli altri settori del pubblico impiego, sebbene nella scuola registriamo il più alto numero di lavoratori laureati.
A parte l’annosa piaga del precariato che condanna decine di migliaia di lavoratori all’incertezza e per il quale è chiesto un piano straordinario di assunzioni su tutti i posti liberi e soprattutto pari diritti tra personale di ruolo e precari, la Sicilia è oberata da un contesto “segnato da una percentuale altissima di dispersione scolastica e povertà educativa, caratterizzata, come dichiarato qualche giorno fa dal direttore della Svimez Luca Bianchi, dallo spopolamento che ha causato negli ultimi 20 anni la fuga di ben 300.000 persone, di cui 200.000 sotto i 35 anni”.
di Tania Barbato
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