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Redazione

Un modello di economia circolare per Milazzo


Come poter rendere più sostenibile il futuro di Milazzo e non solo? Lo scorso sabato si è svolto a palazzo D’Amico l’incontro con Patty L’Abbate, deputata del Movimento 5 stelle e vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati. Esperta di economia ecologica, l’on. Abbate ha offerto spunti preziosi sull'argomento. Sono intervenuti i rappresentanti delle 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐦𝐛𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢 tra cui Legambiente, Zero Waste e Medici per l’ambiente, i 𝐫𝐚𝐩𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐨𝐫𝐝𝐢𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐜𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨𝐬𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚 che hanno mostrato un forte impegno verso il cambiamento e la tutela dell’ambiente.

“L’Italia è un Paese in guerra” afferma il dottore Giuseppe Falliti, direttore della Patologia Clinica del Papardo di Messina, Presidente della Società scientifica laboratoristi italiani e referente della Sezione provinciale di Messina dell’ISDE (associazione italiana medici per l’ambiente) “con i soldi che sono stati destinati agli armamenti avremmo potuto garantire la riconversione non solo del polo industriale di Milazzo ma di tutti i poli industriali d’Italia. Dovremmo investire nella cultura.” Conclude Falliti “Al momento siamo sotto scacco di un’economia lineare non circolare i cui finanziamenti sono atti non per ottenere il benessere dei cittadini ma per mantenere lo status e il benessere di chi ci governa perché piuttosto che occuparsi di problemi sociali a largo spettro ci si occupa di mantenere basso il livello culturale per impedire che ci sia una coscienza ecologica. Nei paesi del nord Europa la cultura ha fatto si che non ci fossero delle battaglie ma delle conversioni ecologiste. Molto prima di noi hanno difeso le foreste, il consumo del suolo, il consumo del verde.”

L’onorevole Abbate ha presentato delle idee per un’economia circolare in cui le imprese siano si resilienti ma a servizio della comunità, abbiano non solo il fine economico ma anche sociale ed ambientale, aiutino a crescere la comunità che le ospita senza che questa, un giorno, debba pagare un danno sulla propria salute, per esempio, come spesso accade.

“Per economia circolare” continua Abbate “non intendiamo solo far in modo che i rifiuti diventino una risorsa, ma anche dare un valore economico a tutto ciò che fa la natura. Se l’avessimo fatto prima e bene oggi non dovremmo rimediare a tutti i disastri ambientali a cui stiamo assistendo. Quanto speso oggi per rimediare ai danni alluvionali è per tre volte maggiore di quanto si sarebbe dovuto spendere per intervenire sul rischio idro-geologico.”

Investire sugli inceneritori piuttosto che sulla raccolta differenziata, è stata l’altra nota dolente evidenziata. Se si investisse sulla differenziata si creerebbero posti di lavoro, costruendo stabilimenti per la riconversione dei materiali cestinati. Ma l’investimento più importante è quello sulla salute che con gli inceneritori verrebbe messa a rischio. Inoltre, sottolinea l’importanza del cambiamento di approccio nei confronti delle calamità naturali. Con il rischio si deve convivere ma va gestito superando la logica dell’emergenza. Con la giusta attenzione ai piani di emergenza comunali, con la formazione ed informazione dei cittadini e la consapevolezza che il suolo va tutelato frenando la cementificazione.

Conclude sostenendo che politiche sociali ambientali e d’investimenti devono essere interconnesse per poter massimizzare i benefici per la salute dei cittadini e per la loro qualità di vita con una gestione del cambiamento climatico e d’inquinamento. Importante salvaguardare la resilienza dell’ecosistema con la tutela del capitale naturale, in particolare della risorsa acqua.


di Tania Barbato

 

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