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Dietro la campanella della scuola!



Il funzionamento dell’apparato scolastico in Italia si basa su meccanismi che all’apparenza

sembrerebbero semplici, ma in realtà tali non sono. Chi pensa alla Scuola lo fa credendo che l’istituzione sia solo la somma di alunni, insegnanti con a capo la figura del Preside oggi Dirigente scolastico. Schema semplice che però non rende merito a tutti gli apparati che ruotano intorno alla Scuola e che permettono a quest’ultima di funzionare bene. Volendo fare un esempio molto esplicativo, è come pensare che in un ristorante bastino solo la figura del titolare e del cameriere, ma non quelle del reparto cucina. Tradotto in modo ancor più semplice, all’interno della Scuola ci sono comparti che non si vedono ma senza i quali la “campanella” non suonerebbe. Parliamo degli ATA (Personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario) a capo dei quali figura il DSGA (Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi) che altri non è che il segretario generale, colui al quale spetta il compito

di togliere le castagne dal fuoco. Prima di concentrarci sul ruolo del DSGA vediamo di conoscere meglio chi sono gli ATA. In prima linea ci sono i collaboratori scolastici cui viene demandata la funzione di vigilanza e tenuta in ordine del plesso scolastico. Figure importanti sono quelle rappresentate dagli assistenti tecnici che con le loro competenze garantiscono il funzionamento degli apparati elettronici presenti nelle aule. In segreteria troviamo gli assistenti amministrativi i quali danno supporto al DSGA ed ai quali vengono assegnati compiti di ordinaria amministrazione ma vitali per l’ufficio: protocollo, gestione contratti docenti e personale, iscrizioni, gestione acquisti etc.

Il DSGA, come lo chef del ristorante del nostro esempio, colloca abilmente ogni amministrativo secondo le attitudini di ognuno facendo “girare” la segreteria in modo ottimale.

Tutto ciò che abbiamo descritto, poi, ha un collante imprescindibile. Non ci può essere progettualità se non c’è linea comune tra il DSGA ed il Dirigente Scolastico che è il vertice della piramide. Cosa significa? Se hai Maradona ma non hai uno schema di gioco è come se Maradona non lo avessi in squadra.

Abbiamo tracciato un po' per grandi linee l’organigramma scolastico, ed in una visita fatta presso l’Istituto Comprensivo Galilei abbiamo incontrato il Direttore Amministrativo, Giuseppe Arturo Cacciola con il quale abbiamo approfondito gli aspetti del funzionamento scolastico e quanto questo dipenda direttamente dalla comunanza di intenti tra segretario e dirigente.

Direttore Cacciola, la scuola funziona perché ci sono gli ATA, ma spesso il D.S.G.A. che ne è a capo va incontro ad un conflitto di competenze, come si può arginare questo conflitto che spesso diventa ostacolo al buon funzionamento?

“Il D.S.G.A. oggi giorno si scontra contro tutti i vari decreti che devono essere attuati che spesso pongono dei limiti oltre i quali non risulta impossibile andare avanti. Il Dirigente Scolastico che in teoria dovrebbe conoscere il contenuto dei decreti spesso si trova in accordo con il DSGA per dare un’interpretazione fattiva e costruttiva. Esistono però dirigenti i quali non intendono derogare da quanto scritto seppur chiaro che i decreti dettino una linea lasciando intravedere spazi di manovra che richiedono oltre che coraggio anche lungimiranza, spesso la mancanza di elasticità rappresenta un grosso limite che si traduce in una vera e propria impossibilità di operare. Cosi come accade ad esempio per le regole sugli acquisti entro i € 40.000,00 che lascia una certa discrezionalità di azione al dirigente e che si scontra di fatto col timore di alcuni di questi che preferiscono non rischiare“.

Molti dirigenti non si sono fatti scrupolo di addossare la colpa di alcuni malfunzionamenti delle proprie segreterie all’inadeguatezza del personale ATA e lo scontro recente in occasione della legge di stabilità ne è una piena testimonianza. Vengono messe in discussione anche le modalità con le quali da collaboratore scolastico, ad esempio, si possa aspirare al ruolo di assistente amministrativo. Non trova che fare di tutta l’erba un fascio sia discriminante per chi magari quelle aspirazioni le ha supportate da titoli che ne darebbero legittimità?

“Lo scontro avviene perché i dirigenti ritengono di non essere sufficientemente supportati così come avviene nelle grandi aziende dove il titolare ha nel proprio staff di avvocati,

commercialisti ed altri professionisti. E’ chiaro che la responsabilità non può essere addebitata agli assistenti amministrativi perché, quantunque per diventarlo debbono necessariamente avere un bagaglio di titoli validi, molti si ritrovano per la prima volta alla presa di servizio e quindi automaticamente manchevoli dell’esperienza necessaria, ma non per questo meno affidabili per gli incarichi loro assegnati. Per altro, formare in poco tempo il personale preso dalla terza fascia risulterebbe impossibile in tempi brevi”

Tradotto in parole povere significa sparare sulla Croce Rossa (n.d.r.) Direttore Cacciola non sarebbe utile a questo punto istituire dei corsi di avviamento volti alla preparazione di base degli aspiranti assistenti amministrativi in modo da dare una visione della macchina burocratica che andranno a gestire?

“Sarebbe veramente una buona cosa che il Ministero facesse dei corsi di formazione per

coloro che all’interno delle graduatorie volessero intraprendere la professione amministrativa, corsi di almeno un anno che dessero non solo un’infarinatura di base, ma un vero e proprio indirizzo. Si avrebbero così delle figure formate e pronte ad iniziare senza alcuna titubanza l’anno scolastico supportando il responsabile della segreteria. Purtroppo però si sa che tra il dire il fare c’è di mezzo il mare oppure… l’oceano. Corsi mirati alla preparazione complessiva e non all’acqua di rose come quello ad esempio effettuato per i vincitori di concorso DSGA che hanno trattato solo parzialmente alcuni argomenti tralasciandone altri di fondamentale importanza” A questo punto, ci piacerebbe conoscere la sua ricetta per un funzionamento migliore del comparto scuola….

“Al primo posto sicuramente, e fa parte di uno dei miei concetti fondamentali di snellimento, è la dematerializzazione. Carta non ce ne deve essere più. La carta si sa che svolazza ed anche se c’è il vecchio detto “Carta canta” oggi si può tranquillamente dire “Video canta”. La carta può essere soggetta a distruzione per incendio, può essere soggetta a folate di vento, può scomporsi. Invece la parte di server hanno i backup che consentono ai contenuti di essere facilmente rintracciabili e sicuramente garantiscono una durata infinita nel tempo. Occorre però che i dirigenti scolastici si svincolino dal concetto carta, per alcuni di essi questo concetto diventa improponibile e ciò va a discapito della velocità con cui l’apparato burocratico riesce a gestire le pratiche dando alimentazione ai vari reparti. La dematerializzazione risulterebbe più semplice se anche gli strumenti informatici messi a disposizione dallo Stato fossero competitivi e non monchi. Mi riferisco al SIDI (Sistema Informativo dell'Istruzione), ad esempio, che è fruibile ad orari e che non integra funzioni, per noi D.S.G.A., importanti e per le quali dobbiamo rifarci a strumenti on line gratuiti che inevitabilmente rallentano le fasi lavorative. La vetustà dei server, in ultimo,

rappresenta la vera e propria ciliegina sulla torta. La ricetta quindi è questa: snellire per passare ad una informatizzazione complessiva che, entrata a pieno regime, garantirà una riduzione della tempistica con conseguente razionalizzazione delle ore lavorative; il tutto a vantaggio di un servizio che diventa di fondamentale importanza per lo sviluppo del Paese”

Il Direttore Cacciola, che ringraziamo per averci concesso questa intervista, ha risposto senza peli sulla lingua a tutti i nostri interrogativi. Di certo emerge chiaramente la necessità che Dirigente Scolastico e DSGA vadano nella stessa direzione. La scuola, fucina di cultura e fondamenta del Paese del domani.

non può più essere ancorata a concetti preistorici ed è davvero di fondamentale importanza avere il coraggio, tal volta, di guardare oltre una fredda normativa. Quel coraggio si chiama progresso!

Nella foto sopra: Giuseppe Arturo Cacciola


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